Inquisizione
Dalle sue origini la Chiesa si è sempre preoccupata di denunciare le eresie dei suoi membri, ossia gli errori dottrinali che essa discerne nel pensiero dei fedeli. I colpevoli erano il più sovente puniti con pene di natura spirituale. A partire dal XII secolo per mettere un freno alle violenze arbitrarie dei principi da una parte e per rimediare all'eresia dei Catari e dei Valdesi dall'altra, i Papi decidono di costituire una procedura inquisitoriale (dal latino "Inquisitio", inchiesta) per ciò che riguardano gli affari di fede.
Inizialmente affidata ai Vescovi, la procedura dell'Inquisizione è data, a partire dal 1229, ad alcuni delegati del Papa, generalmente appartenenti agli ordini religiosi dei Mendicanti: domenicani e francescani. Gli inquisitori formano dei tribunali itineranti che hanno l'autorità di chiedere l'uso della forza pubblica del luogo ove essi si trovano. Essi ascoltano le denunce e fanno comparire i sospetti al fine di capire le loro convinzioni profonde attraverso degli interrogatori. A partire dal 1252, essi possono ricorrere anche all'uso della tortura.
Le pene inflitte ai colpevoli consistevano, principalmente, in pellegrinaggi, nell'indossare dei segni distintivi, in digiuni e preghiere. Tali pene potevano andare sino alla morte al rogo. Tra le vittime celebri dell'inquisizione si ricordano Giovanna d'Arco e Girolamo Savonarola nel XV secolo; anche Galileo Galilei è stato processato dall'Inquisizione all'inizio del XVII secolo. L'Inquisizione che si sviluppa in Spagna a partire dal XV secolo fa riferimento allo stretto controllo dello Stato e non della Chiesa. Nel XVI secolo l'Inquisizione è stata riformata dalle autorità romane e centralizzata sotto la forma del Santo Uffizio.